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Turismo 2019, in Italia giugno e luglio tra alti e bassi

Turismo 2019, in Italia giugno e luglio tra alti e bassi

Quando si parla di turismo, i conti – si dice – occorre farli alla fine della stagione. Si era detto alla BIT che l’Italia sarebbe cresciuta del 4% rispetto al 2018, ma se albergatori, ristoratori ed esercenti lamentano in modo unanime il calo di presenze, significa che qualcosa davvero sta accadendo. Del resto, vox populi, vox Dei.

Dopo un maggio piovoso e freddo, i mesi di giugno e luglio avevano fatto sperare: sole e bel tempo non sono mancati. Quelli che sono mancati, invece, sono stati i turisti, almeno secondo i pareri raccolti a caldo presso varie strutture ricettive in giro per l’Italia. Se siano notizie vere, presunte o false lo sapremo tra qualche mese. Quello che occorre fare a prescindere è comprendere quali siano gli aspetti che stanno minando questo motore economico che si fa sempre più incerto. Gli operatori del settore, chiaramente, danno la colpa alla politica che, almeno in questo caso, non sembra avere le maggiori colpe.

Perché si ha la sensazione che quest’anno in Italia ci siano meno turisti?

Il turismo, salvo qualche eccezione, noi italiani lo abbiamo vissuto sempre in modo statico. I paesaggi mozzafiato, il mare, l’arte e il buon cibo sono sempre stati lì e pensiamo che nessuno possa toglierceli. Purtroppo in questi decenni abbiamo trascurato un elemento importantissimo nel lavoro di attrazione del turista: il turista stesso. Quando albergatori e ristoratori si riuniscono con le loro rispettive associazioni, l’argomento che viene maggiormente toccato è quello dei prezzi e della funzione delle OTA nel mercato turistico. Ma la guerra dei prezzi inizia laddove il turista ha già scelto una destinazione e la destinazione è una scelta che si fa con un’altra consapevolezza. Servizi, attrazioni turistiche, collegamenti, qualità delle strutture presenti e perfino la cordialità degli addetti ai lavori rappresentano un bagaglio di motivazioni attraverso le quali vengono stimolati i potenziali avventori. Insomma: ci sono luoghi bellissimi in cui il turismo sta decadendo per colpa di un mancato adeguamento rispetto le richieste dei clienti. Un esempio? Fatevi un giro nella provincia di Pesaro Urbino: chilometri e chilometri di binari ferroviari sui quali passano treni anche di notte a pochi metri dagli alberghi sul mare. Per non parlare delle strutture ormai vecchie e decadenti, capaci di attrarre solo la clientela storica ormai affezionata che per una questione anagrafica tra qualche anno non viaggerà più. Proprio nelle Marche il paradosso: nonostante gli 8 milioni di euro messi a disposizione dalla regione per la ristrutturazione delle strutture ricettive, sono stati pochissimi gli alberghi a Fano che si sono rinnovati e, guarda caso, sono quelli che stanno registrando una migliore affluenza rispetto agli anni passati. Per la prima volta si può dire che la politica non ha la colpa più grande. La promozione c’è stata e forse gli effetti li vedremo più avanti. E nelle altre regioni? C’è la bellissima Puglia da cartolina che nasconde problematiche da orticaria: non appena ci si sposta dalle zone fortemente turistiche, si fa fatica a trovare persino cartelli stradali per giungere a destinazione. Il personale non qualificato fa lo sgambetto finale. E anche il turismo in Puglia quest’anno piange.

Il web: grande amico o grande nemico?

Il web è un alleato o è un nemico del turismo? Fate questa domanda in giro e vi ritroverete risposte con pareri discordanti. Il web è un grande amico per quelle località che hanno lavorato bene in passato. Le foto, le recensioni e i prezzi non sono più un segreto tanto che oggi si viaggia più sicuri delle mete scelte. Oggi, anche senza agenzie, è possibile consumare un’esperienza di viaggio soddisfacente grazie al numero impressionante di informazioni che circolano in rete. Il web, però, può diventare un grande nemico laddove ci sono forti carenze che vengono evidenziate con la potenza di un click. E allora perché scegliere un hotel rumoroso e decadente nelle Marche se c’è l’Abruzzo che sta crescendo o la Romagna sempre più competitiva o addirittura un’altra nazione più al passo con i tempi e servizi che appagano le nuove esigenze dei turisti?

Aeroporti, strade e mezzi di trasporto

Altro argomento che non si vorrebbe mai prendere (ma che occorre toccare se si vuole fare un’analisi seria di come migliorare il motore economico del turismo) è la questione “mezzi di trasporto”. Per fortuna ci sono ancora i tedeschi che ci amano tanto e sono disponibili a fare tour de force con l’auto, altrimenti molte zone d’Italia sarebbero tagliate fuori.

Le città d’arte non fanno testo

A fare la parte del leone sono, come da tradizione, ci sono le città d’arte come Venezia, Firenze, Roma, Milano e Verona su tutte. Il problema è che, dopo il boom della Puglia degli scorsi anni (rientrato) i flussi turistici si stanno concentrando soprattutto al Nord e al Centro: il 54,3% del fatturato finisce nelle casse delle strutture ricettive di sole cinque regioni, nell’ordine: Lombardia (13,6%), Lazio (11,4%), Toscana (11,3%), Veneto (11,3%) ed Emilia Romagna (10,2%). Aumenta anche la durata media del soggiorno, che passa da 2,95 a 3,6 giorni di permanenza sul territorio.

A preoccupare, come si diceva, è l’assenza totale nelle prime posizioni della località del Sud. La speranza, per questo 2019, è che Matera Capitale Europea della Cultura possa fare da traino un po’ per tutte le città del Meridione.