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Il mito della decrescita felice: ecco perché non può funzionare

Il mito della decrescita felice: ecco perché non può funzionare

Negli ultimi anni è letteralmente esplosa una tendenza che, complice la crisi economica, tende a valorizzare il riciclo, il riuso, il fai da te e quant’altro.

A tutto questo si accompagna una tendenza a valorizzare le cose semplici, al recupero di uno stile di vita non dedito al mero consumo ma a ridurre gli sprechi e il superfluo.

Tutto questo rientra genericamente all’interno di quella che viene chiamata “decrescita felice

Su Internet si affollano, allora, siti che parlano del fai da te, mercatini dove si barattano oggetti non più in uso, blog che parlano di esperienze di vita dove le persone vivono con pochi Euro al mese.

Tutto questo fermento ha una sua attrattiva e il fatto che tante persone ne siano interessate è un sintomo di come lo sviluppo, così come lo abbiamo concepito negli ultimi decenni, sia percepito come qualcosa di insoddisfacente.

Il recupero di una dimensione più umana del vivere, una presa di coscienza che le risorse del mondo sono finite e che, quindi, bisogna sfruttarle e condividerle con intelligenza, non può che essere apprezzabile.

Sono tematiche importanti su cui è bene che le persone si confrontino ma che, come purtroppo spesso accade, tendono a venire banalizzate.

Lo sviluppo economico, specie nell’epoca della globalizzazione, è un tema talmente complesso, con talmente tante ripercussioni sociali, che non si può banalizzarlo riducendolo, semplicemente, a due visioni del mondo contrastanti.

La decrescita felice, a livello popolare, viene intesa soprattutto come auto-produzione, riuso, adozioni di sistemi ecologici di produzione di energia.

Sono tutti elementi interessanti che alcune persone sono riuscite ad introdurre nella propria vita.

Il problema principale è che queste persone, a causa del loro stile di vita “pioneristico”, sono spesso diventate popolari su Internet ed in televisione, propagandando la loro scelta di vita come un modello risolutivo per i problemi del pianeta.

Fornire soluzioni (troppo) semplici a problemi complessi non solo non è di alcuna utilità, ma finisce per minare anche quel che di buono c’è nel concetto di decrescita felice.

La decrescita è una scelta di vita personale, qualcosa che si raggiunge alla fine di un percorso altrettanto personale ed unico.

Alla maggioranza di coloro che hanno abbracciato certe scelte, in realtà, non interessa cambiare il mondo, ma semplicemente cambiare la propria vita, pur essendo consapevoli che ogni singola vita influisce e determina la società in cui si vive.

Poi vi sono, come abbiamo scritto sopra, gli “influencer” coloro che si credono investiti da spirito missionario e che ambiscono a convertire gli altri.

Elevare la decrescita a dottrina economica è stato quanto di più sbagliato potesse esserci, un modo per banalizzare una scelta di vita semplicemente “imponendo” un altro modello di economia da seguire.

Che questo corrisponda alla realtà è facilmente dimostrabile dalla situazione che, ormai da molti anni, siano costretti a subire.

Da oltre un decennio siamo immersi in una crisi economica che ci ha visto “decrescere” sotto molti punti di vista, eppure ad essa nessuno ha mai associato l’aggettivo “felice”.

Questo perché è felice solo colui che sceglie di decrescere e non colui a cui la “scelta” viene imposta.